Il corpo delle donne e la mente delle donne. Il corpo delle donne è la mente delle donne. Il corpo delle donne e il virtuale. Il corpo delle donne è il virtuale. La distanza amplifica il corpo delle donne. La distanza lo fa sembrare immenso. Tu fratello maschietto che vieni qui a guardare le fotografie che abbiamo postato. Perché senti forse più forte in queste il nostro corpo e la nostra mente. La distanza, il virtuale non sono i nemici della vicinanza e del reale. La distanza, il virtuale sono la metamorfosi della vicinanza e del reale. Quanti numeri ci sono sotto queste curve. Sinusoidi, parabole, iperboli. Non si ha ellissi del corpo delle donne. Iperbolico corpo delle donne. Parabola di un blog che non vuole essere un blog.

Cuerpo de mujer, blancas colinas, muslos blancos,

te pareces al mundo en tu actitud de entrega …

mercoledì 9 dicembre 2009

Un’esperienza di libertà

È incontestabile che la guerra abbia costituito per le donne un’esperienza senza precedenti di libertà e responsabilità: in primo luogo, attraverso la valorizzazione del lavoro femminile a servizio della patria e l’aprirsi di nuove possibilità professionali, nelle quali hanno l’opportunità di scoprire, spesso con soddisfazione, come si utilizzino strumenti e tecniche nuovi. La guerra per necessità infrange le barriere che dividevano rigidamente i lavori maschili da quelli femminili, precludendo alle donne molte professioni di livello superiore. In Francia nel 1914 si annoveravano già alcune centinaia di donne medico, alcune decine di donne avvocato che hanno addirittura la possibilità di patrocinare cause al Consiglio di Guerra, e la maggior parte delle scuole di ingegneria e di commercio ammettono tra gli allievi delle giovani. Coperte di elogi e accolte a braccia aperte nelle scuole per ragazzi, le insegnanti godono di un migliore trattamento e la professione diventa a maggioranza femminile, a scapito degli insegnanti maschi che temono di essere estromessi; anima delle comunità rurali, esse spesso sostituiscono il sindaco assente. Ovunque le ragazze penetrano nei bastioni delle grandi scuole superiori, come la Sorbona o Oxford. Ovunque le mansioni affidate a donne (caffè, hotel, banche, commercio, uffici amministrativi) rendono le donne visibili nello spazio pubblico, facendo apprezzare, malgrado qualche brontolone, le loro qualità di onestà e di precisione. La maggior parte delle lavoratrici prendono coscienza delle proprie capacità e apprezzano la nuova indipendenza economica. Tanto più che il lavoro di guerra, in particolare nelle fabbriche di armi, è un lavoro ben pagato, il doppio, o anche di più, rispetto ai bassi salari solitamente corrisposti nei settori femminili.

Per le donne e le giovani del ceto medio o agiato, abituate alle opere caritative, la guerra rappresenta un periodo di intenso attivismo che altera la chiusura sociale, come pure la rigidità dei modi di abbigliamento e di socialità borghesi. La fine del busto, l'accorciarsi delle gonne, la semplificazione dell'abbigliamento liberano i corpi e rendono più sciolti i movimenti. Inoltre le ragazze non hanno più uno chaperon.

Le più grandi si impegnano come le loro madri nelle società della Croce Rossa o in altre organizzazioni di soccorso. Infermiere o ausiliarie che siano, scoprono, rapida iniziazione alle realtà della vita, il sesso maschile, la carne, le classi popolari e persino i popoli di colore. Sopraffatti dall’afflusso dei feriti, i servizi di sanità militare accolgono migliaia di volontarie, affidano loro la direzione di ospedali ausiliari o la guida delle ambulanze, le mandano persino al fronte.

Personificazione dello spirito di sacrificio, l'infermiera, angelo e madre, è il personaggio femminile più glorificato del tempo di guerra, tema prediletto dagli artisti di guerra cui piace molto l'immagine del velo svolazzante cui si affida il cieco. "La più grande Madre del Mondo" si legge in un manifesto americano della Croce Rossa, la cui iconografia – una gigantesca infermiera che culla un uomo miniatura immobilizzato su una barella – sembra piuttosto sottolineare un nuovo rapporto tra i sessi. I soldati, in maggioranza di estrazione popolare, mentre apprezzano la quiete dell' ospedale, si sentono contemporaneamente umiliati e ricondotti a una dimensione infantile da queste donne distaccate che li vedono nella loro fragilità e li curano come bambini, per rimandarli poi al fronte.

Al di là dell’ideologia del dopoguerra, fatta di ascetici combattenti e di spose-vedove fedeli, sappiamo assai poco sul privato della guerra. Sensibile è l’aumento del numero di illegittimi durante il conflitto o l’esplosione dei divorzi al ritorno dei combattenti. L’ossessione della morte altera i rapporti con l’altro, rende l'amore più esigente e insieme più futile, allenta la lunga ritualità del fidanzamento e forse contribuisce, come propone Michelle Perrot, "all’avvento della coppia moderna basata su un'esigenza di realizzazione personale e non più patrimoniale".

In Italia, l’esperienza femminile assume forme rivoluzionarie in quanto la guerra – l’Italia entra nel conflitto a fianco degli alleati nell’aprile 1915 – stravolge gli elementi tradizionali dell'identità femminile, il privato, la vita domestica, la riproduzione. E questo in un paese profondamente segnato dal codice mediterraneo dell' onore, dalla morale e dall'educazione cattolica. Si individuano queste trasformazioni nelle immagini fotografiche, dove, per la prima volta, si vedono donne inserite nel settore pubblico, impegnate prima in opere assistenziali, poi, progressivamente, sempre maggiormente coinvolte nella sfera produttiva, donne dallo sguardo franco, le mani operose, il portamento fiero e virile.

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